Riassunto: il serial killer armato di fucile di precisione continua
a mietere vittime, e ad esserne incolpato per via della sua presenza
sull'ultimo luogo del delitto è proprio Frank Castle, che sarà costretto ad
una precipitosa fuga.
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"Qui Trish Tilby. Il
serial killer cecchino ha un volto: secondo indiscrezioni non ufficiali, ma
attendibili, sarebbe stato individuato in Frank Castle, meglio conosciuto al
grande pubblico come il Punitore, il misterioso assassino che da qualche
giorno sta terrorizzando la città. Non appena riceveremo notizie più precise
vi terremo ovviamente informati. Per ora è tutto, ripasso la linea allo
studio."
Frank rientrò in casa.
Lo sguardo era stravolto, sentiva che qualcosa non andava, ma l'espressione
della moglie ne fu un'ulteriore conferma.
- Cosa stai facendo? - gli sibilò in faccia - Quando mi hai raccontato cosa
hai fatto dopo che ci hai creduti morti, non potevo crederci, ma alla fine
l'ho accettato. Però non posso accettare questo!
Gli lanciò contro un giornale. Lui non lo lesse, sapeva cosa c'era scritto.
- Non sono stato io. - rispose Frank.
- Lo voglio sperare. Voglio uscire da questo nuovo incubo, come ne sono
uscita dal primo.
Frank abbracciò la moglie.
- Tra breve ne usciremo, fidati di me.
Procura distrettuale.
Sommerset e Mills entrarono nella sala riunioni, dove ad attenderli vi erano
Laviano e Witts.
- Buongiorno signori. - salutò Sommerset - Vi presento il mio collega Mills.
- Piacere! - dissero quasi contemporaneamente i due.
Sommerset si sedette, mentre Mills si avvicinò alla vetrata, guardando fuori.
- Ragazzi, fatemi essere sincero, - ruppe il ghiaccio Witts - non credo
nemmeno per un secondo all'ipotesi che Frank Castle sia diventato un
assassino seriale di perfetti innocenti.
- Eppure l'abbiamo preso con le mani nel sacco. - ribattè Mills.
- Beh, con le mani nel sacco mi sembra eccessivo, visto che vi è sfuggito. -
disse Laviano - Comunque condivido il pensiero del mio collega, non può
essere stato Frank Castle.
- Va bene, - alzò le mani Sommerset - ma facciamo un giochino: ipotizziamo
per un attimo che sia stato lui, e chiediamoci in coro "Perchè Frank
Castle è diventato improvvisamente un assassino seriale di innocenti?".
- La crisi mistica può aver fatto saltare il debole e malato cervellino del
nostro vigilante? - ironizzò Mills.
- Ipotesi plausibile. - ammise Witts.
- Frank Castle è un assassino, - disse Laviano alzandosi - nessuno qui lo
vuole discutere. Ma non è un pazzo assassino, punto.
- Ricordo che qualche anno fa - aggiunse Sommerset - diede di matto, e uccise
chiunque violasse la più piccola regola.
- Ricordo benissimo, - rispose Witts - ma era sotto l'influsso di una droga.
- Quindi questa volta è anche peggio, visto che uccide innocenti a
profusione. - aggiunse Mills.
- Calma, - lo bloccò Sommerset - hanno ragione dicendo che non fa parte del
suo modus operandi.
- Però non dobbiamo scartare nessuna ipotesi, e comunque non dimentichiamoci
che stiamo parlando di un pluriomicida in ogni caso. - concluse Laviano.
- Quindi ci aiuterete? - chiese Mills impaziente.
Witts gli porse la mano, sorridente.
- Preparatevi, perchè stiamo per fare visita a tutti i riferimenti logistici
conosciuti di Frank Castle.
In quel momento un poliziotto entrò trafelato nella sala.
- Signore, - esclamò - c'è stato un altro omicidio.
Gli uomini si fissarono tra loro, e fu Sommerset a rompere il silenzio.
- Dove?
"Il cecchino ha
colpito ancora, e questa volta nel cuore di Manhattan, al Rockfeller Center.
La vittima è una diciassettenne, figlia di un noto banchiere. Alcuni
testimoni giurano di aver visto la fiammata del colpo provenire da un vicoletto
che sbocca sulla piazza, e secondo i primi accertamenti effettuati dai
poliziotti giunti per primi sul luogo dell'omicidio risulta che lì era
parcheggiata un'automobile, ma non si sono sbottonati più di tanto. Rimane
comunque in piedi l'ipotesi che il serial killer sia Frank Castle, meglio
noto come il Punitore, e per questo pare sia stata formata una task force di
esperti, che si occuperà di stanarlo e catturarlo. Vi terremo costantemente
aggiornati sugli sviluppi, da Trish Tilby è tutto."
Frank Castle spense la
televisione.
La moglie era uscita con i figli a fare spese, e non poteva farle vedere le
prove della sua innocenza. Imprecò mentalmente al pensiero che il suo nome
veniva associato a quello di un banale assassino, un vigliacco che si
nascondeva dietro un fucile di precisione per uccidere chiunque trovasse nel
suo mirino al momento in cui lo puntava.
Si alzò in piedi e prese la sua decisione: sarebbe stato lui ad interrompere
la serie omicida, avrebbe trovato lui il criminale e l'avrebbe ucciso. Entrò
nello sgabuzzino, afferrò il borsone con le sue armi e uscì rapidamente
dall'appartamento.
Francis Thomas Karl
Manheimer sorrise quando Sommerset gli si avvicinò.
- Salve, generale. - disse serio.
- Lascia perdere gli scherzi, dimmi dove posso trovare il Punitore.
- Oh, domanda interessante che richiede una risposta adeguata, colonnello.
Quanto vale la mia risposta?
Laviano e Witts si guardarono, mentre Sommerset fissò in silenzio il suo
interlocutore.
- Va bene, va bene, - capitolò - la paghetta mensile comprende anche questo
servizio, è chiaro. - si schiarì la voce - Bene, mentre bazzicavo tra i
numerosi centri di carità che provvedono al mio sostentamento, ho sentito
molti fuori di testa biascicare che la famiglia del Punitore è tornata
dall'Inferno. Credetemi, io sono molto propenso a credere all'incredibile,
dopotutto vedo cose assurde in giro per New York, ma questa non l'ho bevuta
per niente. Però un mio, come dire, collega, mi ha riferito di averlo visto
con i suoi occhi in compagnia di una donna e di due bambini, ed è disposto a
giurare di aver visto le stesse facce in una foto su un giornale che l'ha
coperto in uno degli inverni più rigidi di parecchi anni fa, e ricorda anche
l'associazione di quelle foto a quelle del Punitore.
- Mi sembra assurdo... - commentò Mills.
- Guardi che Tricker ha una memoria fotografica, - lo redarguì il barbone,
agitando l'indice - ricorda tutto quello che vede con una precisione
impressionante, quindi farebbe bene a credergli.
Sommerset gli mise una mano sulla spalla.
- Gli crediamo, come crediamo a te. Ora però dicci, dove si trova adesso
Frank Castle?
L'uomo si girò verso il molo, rimanendo in silenzio per qualche minuto.
- Mi è giunta voce che vive a Brooklyn, ma non chiedetemi altro, perchè non
so altro.
- Mi è difficile crederti. - aggiunse Sommerset.
Francis Thomas Karl Manheimer si girò, sorridendo.
- Sarà che sto invecchiando?
McRoland spense divertito
il televisore: la sua preoccupazione era misteriosamente svanita quando aveva
appreso che il Punitore era diventato un assassino seriale di persone
qualunque. Fino a poche ore prima aveva pensato che era lì per lui, che
qualcuno gli avesse comunicato che la sua nuova base era nel New Jersey,
invece pare che dopo la crisi demoniaca sembrasse aver dato di matto.
Afferrò il telefono e compose un numero che ricordava a memoria.
- Professor Carmody, sono Kenny McRoland. - disse non appena una voce rispose
dall'altro lato.
- Signor McRolad, è un piacere sentirla. In cosa posso esserle utile?
- Come stanno andando le modifiche ai vostri killer perfetti?
- Vanno sempre meglio, signore, ora hanno un grado di consapevolezza dei
propri obiettivi decisamente maggiori, e sono anche in grado di non uccidere,
se non è richiesto.
- Questo si che è interessante. Me ne servirebbero un paio.
- Per quando?
- Beh, entro un paio di giorni.
Carmody sorrise.
- Sarà fatto. Cerchiamo sempre di soddisfare i nostri clienti.
McRoland abbassò soddisfatto la cornetta.
Sede del Regno di New York,
tra i Cloisters.
Padre Peter diede un pugno alla scrivania. Era furibondo, Frank Castle aveva
abbandonato l'organizzazione perchè si era ricongiunto alla sua famiglia, e
poi era diventato uno spietato assassino di innocenti. Si sentiva debole e
inerme, convinto che presto il gruppo di comando dell'organizzazione gli
avrebbe tolto il controllo sulla citta di New York. Aveva perso la Sfera
della Giustizia, aveva perso Frank Castle, la sua base era stata quasi
distrutta, e gli rimanevano poche carte da giocare. E una di queste era
ricattare Frank Castle, e per poterlo fare aveva una sola possibilità: rapire
la sua famiglia.
Rockfeller Center.
Sapeva che stava rischiando grosso, sapeva che mezza polizia di NY era
concentrata in quel chilometro quadrato, ma lui doveva essere lì per forza,
doveva scoprire chi stava uccidendo innocenti e doveva punirlo, sia perchè lo
meritava, sia perchè doveva scagionarsi da questa accusa. Camuffato da
colletto bianco, con la barba lunga e i capelli leggermente brizzolati,
nessuno avrebbe sospettato di lui.
Si guardò attorno, cercando di trovare qualche traccia, qualsiasi traccia,
sfuggita alla polizia. Si avvicinò cercando di non farsi notare dagli
investigatori, riuscendo a sbirciare nel vicoletto da cui si era vista
partire la fiammata, poi con assoluto sprezzo del pericolo vi entrò,
guardandosi attorno con attenzione, ma cercando di non dare troppo
nell'occhio. Dopo qualche minuto però un poliziotto lo notò e lo invitò ad
allontanarsi, cosa che Frank fece subito, cercando di non destare ulteriore
curiosità. Ma era soddisfatto, aveva visto ciò che gli serviva.
Brooklyn.
Laviano, Witts, Sommerset e Mills, accompagnati da una decina di poliziotti,
entrarono in quella che era la nuova casa di Frank Castle, ma non trovarono
nessuno.
- Ci vivono anche donne e bambini qui. - disse Laviano, indicando il
contenuto di un armadio.
- Forse il tuo informatore aveva ragione. - aggiunse Witts.
- E comunque non ci sono armi in tutta la casa. - li informò un poliziotto.
I quattro si fissarono tra loro, alla ricerca di una risposta a questo enigma,
poi Mills si sedette e sorrise.
- Allora non ci resta che aspettare che la bella famigliola torni alla loro
casetta.
Da qualche parte a New York
una macchina si fermò davanti ad una stazione di servizio. Una signora, che
era alla guida, uscì dalla macchina e si avvicinò alla pompa, e infilò
qualche dollaro nella macchinetta per il fai da te. Improvvisamente un
bambino uscì dall'auto, avvicinandosi alla madre, seguito da una ragazzina
più grande, quando improvvisamente si accasciò a terra. La madre si lanciò su
di lui, sollevandolo da terra e chiedendo aiuto con le sue urla.
Nello stesso istante una macchina, parcheggiata a qualche centinaio di metri,
si allontanò dal luogo a fari spenti.
Note: come vedete la
caccia a Frank Castle è sempre aperta, ma appare ovvio che non è lui il
serial killer e il nostro vigilante è deciso a scovarlo. Ma cosa è successo
nell'ultimo paragrafo? Lo scoprirete ovviamente nel prossimo episodio.
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